venerdì 15 novembre 2013

LA NEVE CADEVA A LARGHE FALDE

Un medico condotto racconta gli episodi più significativi di una professione esercitata nel secolo scorso in alcuni paesi del Piemonte.

La vivacità, il brio e la verve dello stile aiutano a delineare gustosissime scene in cui emergono lo straordinario umorismo dell’autore, la sua umanità e la sua spiccata partecipazione alle sofferenze del prossimo.

Il testo nel suo insieme delinea con nitidezza di particolari lo scenario dell’”umile” Italia, troppo spesso ridotta a bozzetto anche da scrittori famosi. Qui invece, la narrazione non lascia trasparire “odore” di letteratura, ma ha il sapore della vita, quella vissuta con autentica passione e con responsabile missione, nel momento in cui il dottore doveva essere pronto a fronteggiare qualsiasi evenienza.





1 commento:

Anonimo ha detto...

Leggendo questo ‘piccolo’ libro, qualcosa del passato di questi luoghi in cui mi trovo a vivere, ho appreso. Leggendo questi piccoli ‘bozzetti’ della vita di Adelchi mi sono ritrovata con lui una notte di ‘neve a larghe falde’, dopo aver fatto nascere una piccola vita, dopo difficoltà, fatica e paura. Perché Adelchi è medico condotto del secolo scorso, a cavallo delle due guerre e con grazia e con ironia scrive della sua vita professionale e di uomo.
Sembrerà ‘piccolo’ questo libro, Adelchi non era uno scrittore, come non lo è suo figlio che lo ha dato alle stampe e con un meritevole scopo benefico. Adelchi è medico in un territorio di laghi e di monti, tra gente buona e semplice, tra marchesine milanesi e villeggianti, all’epoca in cui gli veniva richiesto d’essere ora dentista e dopo psichiatra, al bisogno. Lui soprattutto è ginecologo, fa nascere i bimbi della sua condotta, così! a mani nude. E cura le isterie oltre alle malattie immaginarie e immaginate da lui stesso, con un’empatia e una competenza che fanno mettere in dubbio le varie specializzazioni della medicina odierna, che sezionano e speculano sempre più sulla infinitamente piccola parte, tanto da dimenticare l’insieme bellissimo e armonioso di un corpo umano. E si accorgerà Adelchi di ciò e lo esprimerà ad un amico medico: “No, no…è stato solo un battibecco, ma molto utile. Ho dimostrato a quale progressivo deterioramento è andata incontro l’organizzazione sanitaria italiana. Senza fare la Cassandra, temo di assistere in pochi anni a una rapida degradazione di quanto hanno faticosamente costruito i nostri padri.” Quanta preveggenza, quanta intelligenza! Come quella di saper organizzare un piccolo Ospedaletto nel paese di Armeno per i piccoli interventi, dove operavano anche colleghi esterni.
Certo non ho conosciuto Adelchi, suo figlio Alberto sì, in uno dei nostri ‘Giovedì in Biblioteca’ e ad un certo punto davvero la figura del padre si è sovrapposta a quella del figlio, perché anche quest’ultimo è medico e sono sicura che anche lui abbia un piccolo diario nel cassetto e quando lo leggerò avrò la visione ‘sul campo‘ di almeno un secolo di pratica medica, con tutte le sue contraddizioni, le modernità, i problemi.

Letto e commentato da Rosa Maria Cerone Febbraio 2014