Il saggio di Naomi Klein sui disastri prodotti
dagli eccessi di un capitalismo senza scrupoli parte da New Orleans, nel 2005,
quando la capitale della Louisiana fu travolta da uragani e inondazioni. Mentre
nelle zone povere si contavano i morti di quell'immane tragedia, i
rappresentanti delle maggiori ditte di costruzione della città parlavano di
"nuovi inizi" e di "grandi opportunità", di fronte a quella "tabula rasa" fatta
di case e palazzi crollati. Tra coloro che videro opportunità nelle acque che
sommersero New Orleans ci fu Milton Friedman, grande guru del neoliberismo e del
capitalismo sfrenato, che lanciò subito l'idea di riformare il sistema
scolastico per convertire le preesistenti scuole pubbliche distrutte in "scuole
charter" gestite da privati, molte delle quali a scopo di lucro. Nel giro di
diciannove mesi, quando la maggior parte dei cittadini poveri (per lo più
afroamericani) era ancora in esilio, il sistema delle scuole pubbliche di New
Orleans era stato quasi completamente rimpiazzato. Naomi Klein definisce
"capitalismo dei disastri" questi raid orchestrati contro la sfera pubblica in
seguito a eventi catastrofici, un modello legato a una visione dei disastri come
splendide opportunità di mercato.
L'economista Friedman, scrive la
giornalista canadese, imparò a sfruttare uno shock o una crisi su larga scala
verso la metà degli anni '70, quando fece da consigliere al dittatore cileno
Augusto Pinochet. Dopo il golpe, di fronte a un'iperinflazione galoppante, gli
consigliò di imporre una trasformazione fulminea dell'economia: tagli fiscali,
libero scambio, privatizzazione dei servizi, tagli alla spesa sociale e
deregulation. Quell'estrema trasformazione in senso capitalistico di un
Paese divenne famosa come la "Rivoluzione della scuola di Chicago" e Chicago
boys furono chiamati i suoi profeti, dal nome dell'Università dove insegnava
Friedman e degli altri economisti giunti in Cile a proporre le tesi
ultra-liberiste. Quella tattica dolorosa, chiamata "trattamento shock"
economico, fu il metodo favorito dai governi negli anni a seguire – secondo la
Klein - per realizzare politiche radicali di libero mercato.
Naomi Klein, che
è stata anche corrispondente da Baghdad, per scrivere questo saggio ha studiato
quattro anni il fenomeno della dipendenza del libero mercato dallo shock and
awe (shock e sgomento) soffermandosi in particolare su due eventi cruciali
degli ultimi anni: la guerra e l'occupazione dell'Iraq e lo tsunami del 2004 che
colpì il Sud-est asiatico. In due scenari così lontani ma accomunati dalle
dimensioni epocali della tragedia, ha assistito a due versioni della stessa
manovra: investitori stranieri e prestatori internazionali uniti allo scopo di
sfruttare la ricostruzione di un Paese distrutto dai bombardamenti, o di
trasformare gli ex villaggi dei pescatori in grandi poli turistici. Per loro,
"la paura e il disordine offrivano promesse concrete". E così il libro passa in
rassegna una serie di eventi degli ultimi 40 anni nei quali ha preso corpo la
dottrina dei Chicago boys: l'Argentina dopo i colonnelli, la Gran
Bretagna e la guerra per le Falkland, l'assedio all'economia della Bolivia
nell'85, le privatizzazioni dell'industria polacca nel '92, la libertà vigilata
nel Sudafrica post apartheid, la "dittatura degli uomini d'affari" e la nuova
era del "mercato barbaro" nella Russia post-sovietica, fino alla bolla della
sicurezza interna dopo l'11 settembre negli Stati Uniti. Con questi numerosi
esempi, sei anni dopo il grande successo di No logo, divenuto la "Bibbia
del movimento no global", Naomi Klein lancia una nuova sfida alla pretesa
più cara alla storia ufficiale: che il trionfo del capitalismo senza regole sia
nato dalla libertà, che il liberismo sfrenato vada a braccetto con la
democrazia.
Ascolta la lettura delle prime
pagine del libro su RadioAlt.
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.
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